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Ogni anno, il Procurement 4.0 cambia in modo profondo il modo in cui le imprese gestiscono i processi di acquisto. Grazie alla digitalizzazione e all’uso intelligente dei dati, la funzione acquisti sta passando da un ruolo operativo a un vero motore di efficienza e valore per l’impresa.

Tuttavia, sono ancora tanti gli ostacoli nel percorso verso un procurement davvero digitale. Molte aziende si trovano ancora oggi a confrontarsi con progetti complessi, strumenti poco adottati o processi che, pur digitalizzati, non risultano realmente ottimizzati. Senza una visione chiara, competenze adeguate e una governance solida, il rischio è quello di investire in tecnologie che non producono i risultati attesi.

Nel 2026 le imprese sono chiamate a coniugare davvero innovazione tecnologica e trasformazione organizzativa. Ecco perché in questo articolo abbiamo deciso di analizzare più da vicino le principali sfide del Procurement 4.0 e le strategie per rendere la digitalizzazione degli acquisti un vantaggio competitivo concreto, per evitare le insidie e gli errori più comuni e valorizzare il reale potenziale dei nuovi strumenti.

 

Procurement 4.0: perché è molto più di una trasformazione tecnologica

Parlare di Procurement 4.0 non vuol dire parlare meramente di introduzione di nuove piattaforme o di digitalizzare procedure. Si tratta di un cambiamento profondo che coinvolge persone, processi e cultura aziendale. La funzione acquisti, che un tempo era considerata soltanto operativa, oggi è chiamata a diventare un motore strategico capace di generare valore, anticipare rischi e supportare le decisioni di business.

Come decision maker aziendale, avrai visto benissimo come negli ultimi anni le soluzioni di eProcurement abbiamo rivoluzionato il modo di lavorare dei team acquisti. Automatizzare flussi, collegare sistemi e integrare dati non serve solo a guadagnare tempo, ma a costruire una visione chiara e condivisa di tutto ciò che accade lungo il ciclo di spesa. Vuol dire passare da un approccio reattivo a uno predittivo, dove ogni decisione è supportata da informazioni aggiornate e affidabili.

Eppure, ancora una volta la vera sfida non è la tecnologia in sé, ma la capacità dell’organizzazione di farla funzionare davvero: definire processi coerenti, coinvolgere le persone giuste, creare fiducia nei nuovi strumenti. Il buyer moderno non si limita più a negoziare o gestire fornitori, ma interpreta i dati, individua opportunità, contribuisce alla strategia aziendale.

Il Procurement 4.0 non è quindi un progetto IT, ma un percorso di evoluzione continua. Chi saprà affrontarlo con visione, competenza e metodo potrà trasformare la digitalizzazione in un vantaggio competitivo reale e duraturo.

 

Le insidie della digitalizzazione degli acquisti: i 7 errori da evitare

Digitalizzare la funzione acquisti è una scelta strategica che può portare risultati concreti in termini di efficienza, visibilità e controllo. Tuttavia, molte aziende scoprono troppo tardi che la tecnologia, da sola, non basta. L’implementazione di un software di eProcurement richiede visione, competenze e una gestione attenta del cambiamento. Quando questi elementi mancano, il rischio è di trovarsi con un sistema costoso e poco utilizzato.

Di seguito troverai una lista di 7 errori comuni che compromettono il successo dei progetti di digitalizzazione e che le imprese dovranno imparare a evitare per trarre il massimo valore dal Procurement 4.0.

 

1. Mancanza di sponsor e coinvolgimento interno

Ogni trasformazione digitale ha bisogno di una guida chiara. Senza il supporto del top management e il coinvolgimento operativo dei team, anche la migliore piattaforma rischia di restare un’iniziativa isolata. L’assenza di uno sponsor forte porta a decisioni lente, obiettivi poco allineati e una scarsa adozione da parte degli utenti.

Per evitare questo errore, è fondamentale individuare figure di riferimento all’interno dell’organizzazione, come manager che credono nel progetto, che lo comunicano con coerenza e che sanno motivare le persone nel percorso di cambiamento.

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2. Competenze limitate e risorse frammentate

Molti progetti falliscono perché vengono gestiti “a tempo perso”. Quando il team è coinvolto solo parzialmente o non dispone di competenze adeguate in ambito IT, integrazioni e sicurezza, il risultato è un processo lento e pieno di imprevisti.

Per garantire continuità e qualità servono tre elementi fondamentali: 

  • risorse dedicate; 
  • formazione mirata; 
  • supporto di figure esperte che possano trasferire competenze al team interno.. 

Investire in competenze non è un costo, ma una condizione per la sostenibilità del progetto nel lungo periodo.

 

3. Requisiti incompleti e personalizzazioni eccessive

Un altro errore ricorrente è partire troppo in fretta, senza una raccolta accurata dei requisiti o con l’illusione di adattare il software a ogni esigenza interna. In questo modo si rischia di avere un sistema troppo complesso, difficile da mantenere e costoso da aggiornare.

La soluzione è un approccio più pragmatico: co-progettare con gli utenti chiave, distinguere ciò che è davvero essenziale da ciò che può essere implementato in un secondo momento e mantenere il più possibile la logica standard del sistema.

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4. Digitalizzare processi non ottimizzati

Digitalizzare un processo inefficiente non lo migliora, ma lo rende solo più rapido nell’essere inefficiente. Prima di introdurre una nuova piattaforma, è indispensabile analizzare come funzionano oggi i flussi, individuare colli di bottiglia e ridisegnare le attività in ottica di semplificazione.

Le aziende che investono tempo in questa fase preparatoria sono anche quelle che ottengono i migliori risultati dopo il go-live. La tecnologia è un acceleratore, ma solo se la direzione è quella giusta.

 

5. Obiettivi vaghi e pianificazione approssimativa

Un progetto di Procurement 4.0 richiede obiettivi chiari, misurabili e condivisi. Piani troppo generici o scadenze “ottimistiche” generano ritardi, rinegoziazioni e costi aggiuntivi.

Definire indicatori di performance (KPI), milestone e responsabilità aiuta il team a mantenere il controllo e a comunicare i progressi in modo trasparente. Una buona pianificazione non elimina gli imprevisti, ma permette di gestirli con metodo.

 

6. Integrazione debole e dati di bassa qualità

Una piattaforma di eProcurement funziona solo se dialoga correttamente con l’ERP e con gli altri sistemi aziendali. In assenza di integrazioni solide e dati coerenti, le analisi diventano poco affidabili e le decisioni rischiano di basarsi su informazioni incomplete.

È quindi essenziale investire nella pulizia dei dati, nella normalizzazione delle anagrafiche e nella definizione di regole di governance chiare. Una base dati solida è il vero fondamento di ogni processo digitale.

 

7. Go-live frettoloso e assenza di test operativi

Infine, l’errore più pericoloso: accelerare la fase di rilascio senza test adeguati. Saltare passaggi critici o ridurre i tempi di formazione degli utenti porta quasi sempre a problemi post go-live e a una scarsa adozione del sistema.

Un approccio graduale, con ambienti pilota e momenti di verifica condivisi, consente invece di consolidare la soluzione, migliorare la fiducia degli utenti e garantire una transizione più fluida.

 

Le aziende che riescono a evitare questi 7 errori dimostrano che il successo del Procurement 4.0 non dipende solo dalla tecnologia, ma dalla capacità di gestire il cambiamento in modo consapevole, strutturato e partecipato.

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Dalla teoria alla pratica: la roadmap per un Procurement 4.0 efficace

Trasformare la funzione acquisti in chiave digitale non è un intervento tecnico, ma un percorso di cambiamento strutturato. Dopo aver compreso le insidie da evitare, è fondamentale definire una roadmap chiara che accompagni l’impresa dall’analisi iniziale fino alla piena adozione delle nuove soluzioni di eProcurement.

Un progetto di Procurement 4.0 efficace parte sempre da una visione condivisa: capire perché si vuole innovare, quali obiettivi si intendono raggiungere e in che modo la tecnologia può supportare la strategia complessiva dell’azienda. Da qui si sviluppano le fasi operative che ne determinano il successo.

  • Analisi e riprogettazione dei processi: comprendere come si muovono oggi le informazioni, dove si creano inefficienze e quali attività non generano valore è la base per disegnare processi più snelli e coerenti; 
  • Coinvolgimento del team e definizione della governance: creare un team di progetto equilibrato (composto da sponsor esecutivi, responsabili acquisti, IT e key user) consente di allineare obiettivi e responsabilità; 
  • Configurazione, test e validazione: deve essere gestita in modo iterativo, con momenti di test e feedback continui. I prototipi e le prove pratiche aiutano a individuare rapidamente eventuali criticità, migliorando l’usabilità e la coerenza dei flussi; 
  • Deployment graduale e supporto continuo: procedere per fasi (con rollout controllati, ambienti pilota e sessioni di formazione mirate) riduce i rischi e aumenta l’adozione da parte degli utenti e dei fornitori; 
  • Misurazione dei risultati e miglioramento continuo: come tempi di ciclo, tasso di adozione, risparmi generati e qualità dei dati

Perché il Procurement 4.0 non è altro che una trasformazione condivisa

Come abbiamo visto il Procurement 4.0 non è una meta da raggiungere, ma un percorso di evoluzione continua. La tecnologia, da sola, non basta, perché ciò che fa davvero la differenza è la visione con cui viene applicata.

Nell’immediato futuro, le imprese che riusciranno a trasformare la funzione acquisti in una leva strategica saranno quelle capaci di unire innovazione e governance, metodo e flessibilità. Un progetto di eProcurement ben pianificato non si limita a rendere i processi più rapidi, ma costruisce trasparenza, fiducia e valore nel tempo. 

Guardando al 2026, il successo del Procurement 4.0 dipenderà dalla capacità delle organizzazioni di integrare tecnologia e cultura, strategia e persone. Chi saprà farlo potrà non solo ottimizzare i costi, ma anche contribuire in modo concreto alla crescita sostenibile dell’impresa.

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