Pacchetto Omnibus UE: quali effetti sull’impegno per la sostenibilità delle aziende?
Il 26 febbraio 2025 la Commissione Europea ha presentato il Pacchetto Omnibus, un insieme di proposte legislative volte a semplificare le normative dell’Unione Europea, con l’obiettivo dichiarato di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese e stimolare la competitività. Una importante frenata sugli obblighi delle imprese in tema di sostenibilità che ha acceso non poche polemiche, specie delle organizzazioni non governative e ambientali, su una direzione imboccata che è di fatto contraria a quella della salute del pianeta.
Queste proposte incidono significativamente sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), direttiva che, più delle altre, interessa in le Direzioni Acquisti perché impone dei vincoli nella scelta di fornitori preparati ed evoluti in tema ESG
In questo articolo, noi di Oxalys vogliamo offrirti una panoramica dettagliata del Pacchetto Omnibus ed analizzare le conseguenze sull’impegno per la sostenibilità da parte delle aziende.
Aziende e impegno alla sostenibilità
Il tema della sostenibilità è parte integrante dell’agenda politica ed economica dell’Unione Europea da diversi decenni. Già a partire dagli anni ’90, Bruxelles ha introdotto una serie di direttive settoriali volte a regolamentare aspetti cruciali, quali la tutela ambientale, la salute e la sicurezza sul lavoro.
Tuttavia, in questa prima fase, si trattava principalmente di interventi normativi frammentati e limitati a specifici ambiti.
2014: la svolta con la Non-Financial Reporting Directive (NFRD)
Un punto di svolta significativo si verifica nel 2014 con l’adozione della Direttiva 2014/95/UE, comunemente nota come Non-Financial Reporting Directive (NFRD). Per la prima volta, le grandi imprese quotate vengono obbligate a includere nei propri bilanci annuali informazioni di natura non finanziaria, relative a tematiche ambientali, sociali e di governance (ESG).
Con questa direttiva, la rendicontazione di sostenibilità assume lo status di obbligo legale, ponendo le basi per una maggiore trasparenza e accountability da parte delle imprese nei confronti di stakeholder e investitori.
2023: l’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)
Il passaggio da un sistema volontario (o parzialmente obbligatorio) a uno strutturato e vincolante, si concretizza nel 2023, con l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), identificata come Direttiva 2022/2464/UE.
Questa nuova normativa rappresenta un’estensione e un potenziamento della NFRD sotto molteplici profili:
- Ampia estensione del perimetro applicativo: non sono più coinvolte solo le grandi imprese quotate, ma anche le PMI quotate, gli enti di credito e le imprese di assicurazione;
- Requisiti informativi più dettagliati e standardizzati, grazie all’introduzione degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), sviluppati dall’EFRAG;
- Obbligo di assurance: al pari delle informazioni finanziarie, anche i dati ESG devono essere sottoposti a verifica da parte di un revisore legale o di un ente indipendente accreditato, garantendo maggiore affidabilità e comparabilità dei dati comunicati.
La CSRD punta a rendere la sostenibilità parte integrante della strategia aziendale, rafforzando il legame tra performance ESG e creazione di valore a lungo termine.
Il recepimento in Italia: il Decreto Legislativo 125/2024
L’Italia ha recepito formalmente la CSRD attraverso il Decreto Legislativo n. 125 del 2024, che definisce il calendario e le modalità di attuazione degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità a livello nazionale.
Nel dettaglio:
- A partire dal 2025, l’obbligo riguarderà le grandi imprese costituite in forma di società di capitali, che soddisfano almeno due dei seguenti criteri: più di 250 dipendenti, attivo patrimoniale superiore a 25 milioni di euro oppure fatturato netto superiore a 50 milioni di euro;
- Dal 2026, l’obbligo si estende anche alle PMI quotate e agli enti finanziari, come banche e compagnie di assicurazione.
Con questo quadro normativo, l’Italia si allinea pienamente alla traiettoria europea, promuovendo una cultura della sostenibilità che non sia solo formale, ma strutturale e integrata nei processi decisionali delle imprese.
Pacchetto Omnibus UE: modifiche proposte
Con la proposta del Pacchetto Omnibus, la Commissione Europea intende alleggerire alcuni requisiti normativi in materia di sostenibilità, con l’obiettivo di semplificare la rendicontazione e ridurre gli oneri burocratici per le imprese, in particolare per quelle di dimensioni medio-piccole.
Questo intervento normativo impatta direttamente sul sistema europeo della sostenibilità, toccando pilastri centrali come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), la Tassonomia UE e il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (CBAM).
Ma quali sono gli effetti reali di queste modifiche sull’impegno concreto delle aziende verso la sostenibilità?
1. Semplificazione dei requisiti di rendicontazione
Uno degli obiettivi chiave del Pacchetto Omnibus è semplificare la rendicontazione di sostenibilità per le imprese, riducendo la complessità e l’onere amministrativo, soprattutto per le PMI e per le aziende appartenenti a settori ad alta intensità di emissioni.
La Commissione Europea prevede l’introduzione di uno standard volontario di rendicontazione per le PMI (VSME), sviluppato dall’EFRAG. Questo standard sarà adottato tramite atto delegato e costituirà un punto di riferimento per le imprese di dimensioni ridotte. Oltre a fornire un quadro snello e accessibile per la comunicazione dei dati ESG, fungerà da “scudo” nella catena del valore (Value Chain Cap). In pratica, limiterà le richieste di informazioni che le grandi aziende, soggette alla CSRD, possono avanzare nei confronti di imprese con meno di 1.000 dipendenti.
Questa misura rappresenta un tentativo di equilibrio: da un lato si riduce il perimetro di obblighi normativi per gli attori minori nella catena del valore, dall’altro si mantiene il focus sugli obiettivi generali della sostenibilità, favorendo la coerenza e la proporzionalità nelle richieste di dati.
2. Modifiche alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)
Il Pacchetto Omnibus prevede una revisione dei criteri dimensionali per l’applicazione della CSRD. In base alla proposta, gli obblighi di rendicontazione si applicherebbero solo alle imprese con oltre 1.000 dipendenti, un fatturato superiore a 50 milioni di euro oppure un totale di bilancio superiore a 25 milioni di euro. Tale revisione ridurrebbe di circa l’80% il numero di imprese soggette alla CSRD.
Per le aziende escluse dal perimetro, l’obbligo formale verrebbe meno, ma la Commissione incoraggia l’adozione volontaria degli standard per mantenere una cultura di rendicontazione trasparente.
Un altro intervento importante è la semplificazione degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Le modifiche proposte includono:
- Riduzione significativa del numero di data points richiesti;
- Chiarificazione di disposizioni ritenute ambigue;
- Miglior allineamento con altri atti legislativi europei;
- Eliminazione del potere di introdurre standard settoriali da parte della Commissione;
- Rimozione della possibilità di passare da un assurance limitata a una ragionevole, semplificando ulteriormente i processi di verifica.
Tali cambiamenti intendono rendere la CSRD più accessibile, pur mantenendo l’efficacia nella promozione della trasparenza e responsabilità aziendale in ambito ESG.
3. Revisione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD)
Anche la Direttiva sulla Dovuta Diligenza di Sostenibilità (CSDDD) è al centro del processo di revisione. L’Omnibus propone non solo un possibile posticipo dell’entrata in vigore di un anno, ma anche una rimodulazione della portata e delle responsabilità legali previste dalla direttiva.
Le principali modifiche includono:
- Rimozione delle disposizioni sulla responsabilità civile, precedentemente previste in caso di violazioni lungo la catena di fornitura;
- Requisiti di due diligence resi meno rigorosi, facilitando l’adempimento per le imprese;
- Obblighi legati al piano di transizione resi più flessibili e meno vincolanti.
Questi adattamenti rispondono alle resistenze espresse da parte di numerosi Stati membri e associazioni imprenditoriali nella fase finale della negoziazione della direttiva, che lamentavano un eccessivo carico regolatorio.
4. Revisione della Tassonomia UE per le attività sostenibili
La Tassonomia UE, lo strumento chiave per definire cosa può essere considerato “green” dal punto di vista degli investimenti e delle attività economiche, è anch’essa oggetto di revisione nel Pacchetto Omnibus.
Le modifiche proposte mirano a:
- Semplificare l’interpretazione e l’applicazione della tassonomia;
- Introdurre nuove categorie di attività economiche sostenibili o semplificare quelle esistenti;
- Ridurre gli obblighi di rendicontazione per le imprese, limitandoli alle aziende di grandi dimensioni in linea con il perimetro della CSDDD.
Le altre aziende, non obbligate dalla tassonomia, potranno comunque rendicontare volontariamente, mantenendo l’accesso a forme di finanza sostenibile.
Infine, la Commissione propone una soglia di materialità finanziaria, che permetterebbe alle imprese di rendicontare solo le informazioni rilevanti da un punto di vista economico, riducendo fino al 70% il carico informativo e aumentando l’efficienza nel reporting.
5. Semplificazione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM)
Il meccanismo CBAM, introdotto per tassare le emissioni incorporate nei beni importati nell’UE da paesi terzi, subisce con l’Omnibus un’importante razionalizzazione.
Tra le misure più rilevanti:
- Introduzione di una soglia annua di 50 tonnellate per importatore, al di sotto della quale si viene esentati dagli obblighi CBAM;
- Questa soglia permetterebbe di escludere circa il 90% degli importatori, per lo più PMI e soggetti privati, pur continuando a coprire oltre il 99% delle emissioni monitorate dal meccanismo;
- Semplificazioni per i soggetti rimanenti nell’ambito CBAM, riguardanti le regole di autorizzazione dei dichiaranti, i calcoli delle emissioni e gli obblighi di segnalazione.
L’obiettivo è alleggerire la burocrazia per gli operatori minori senza compromettere l’efficacia ambientale dello strumento.
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Pacchetto Omnibus UE: un nuovo equilibrio tra sostenibilità e competitività
Il Pacchetto Omnibus segna un punto di svolta nella regolamentazione europea della sostenibilità. Pur mantenendo gli obiettivi strategici del Green Deal e dell’agenda climatica UE, la Commissione cerca ora di riequilibrare la sostenibilità con la competitività e la semplificazione normativa.
Le modifiche proposte riducono la pressione regolatoria per le PMI e semplificano l’accesso agli strumenti di rendicontazione. Il successo dell’iniziativa dipenderà dalla capacità delle aziende di cogliere questa transizione come un’opportunità per rafforzare, e non indebolire, il proprio posizionamento sostenibile sul mercato.
Oxalys: il tuo partner nell’impegno alla sostenibilità
Nonostante la frenata dell’UE in tema di obblighi delle imprese sulla sostenibilità, l’attenzione a questo tema è ormai irreversibile e il pacchetto omnibus deve essere considerato come un tentativo di assestamento concreto, al netto dell’hype sul tema, che dia il tempo necessario alla piccola e media impresa di sviluppare la capacità ricettiva su questo tema e dia il via invece agli obblighi per i big player. Sicuramente le Direzioni Acquisti dovranno abituarsi a un futuro in cui la sostenibilità sarà centrale nella scelta dei fornitori e dunque dovranno dotarsi di soluzioni digitali in grado di accompagnarli in questa sfida raccogliendo, analizzando dati complessi.
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